IL GOVERNO VORREBBE TASSARE LE BANCHE: tutti i numeri della manovra

Posted By Antonio Alivesi on Ott 8, 2018 | 0 comments


Per chi non lo avesse ancora capito, la parola che comanda in ogni manovra di ogni governo è “coperture”.
In pochissime parole, le “rivoluzioni” senza soldi non si fanno.

Ecco perché il ministro dell’Economia Giovanni Tria, sta impazzendo per far quadrare i conti. La nota di aggiornamento al Def, che conta 123 pagine, fissa il deficit del 2019 al 2,4% del Pil, nel 2020 al 2,1% e nel 2021 all’1,8%. Il piano: far crescere il Pil dell1,5% nel prossimo anno e poi, a seguire, dell1,6% e del’1,4%.

Puntare ad un’impennata della crescita economica eliminando gli aumenti Iva (che verranno riproposti però nel 2020), rivedendo la spesa dei ministeri, sforbiciando un poco le agevolazioni fiscali per le imprese e forzando sulla riduzione della deducibilità degli interessi passivi per le banche. In pratica, si pensa ad una maggiore pressione fiscale sull’attività creditizia.

L’Abi sta già urlando all’”untore” perché, scrive Marco Onado sulla Stampa, «dobbiamo evitare di trattare il sistema bancario come una facile cassaforte cui attingere: dentro ci sono i risparmi degli italiani e il nostro futuro di crescita, non il bottino predatorio dello sceriffo di Nottingham».
Materiale per un dibattito incendiario ce ne sarebbe, ma noi torniamo alla «manovra del popolo» (come è stata battezzata) che per trovare il giusto bilanciamento del Bilancio di governo, prevede anche un taglio alle pensioni d’oro, una riduzione delle spese militari, il riordino della tassazione sui giochi e le privatizzazioni immobiliari.

Tra le misure in arrivo, anche l’Ires “verde” per le imprese che non inquinano, i nuovi incentivi per le start-up e il riassetto di università e istruzione.

LA FLAT TAX CI SARA’
Confermata la flat tax, che partirà nel 2019 per partite Iva e piccole e medie imprese. Il regime forfettario, che già oggi prevede l’aliquota al 15%, viene esteso fino a 65mila euro di fatturato; tra i 65 e i 100mila, invece, varrà l’aliquota del 20%.

Nel complesso, per il 2019 gli sgravi fiscali alle imprese costeranno 2 miliardi di euro, ma verrà abrogata l’imposta sul reddito degli imprenditori (Iri).

SUL REDDITO DI CITTADINANZA, IL GOVERNO CAMBIA IDEA
Sul reddito di cittadinanza, i mal di pancia non sono ancora finiti e il governo ha corretto il tiro.
Innanzitutto la durata del “sussidio” per chi si trova in situazione di povertà assoluta non sarà più di 3 anni, ma potrebbe scendere a 18 mesi.

Per ottenerlo, si dovranno rispettare tre criteri:

✔️Essere cittadino italiano oppure, e straniero, essere residente e lavorare in Italia da almeno 10 anni,

✔️Essere in una situazione di povertà non solo reddituale (guadagnare meno di 780 euro al mese) ma anche patrimoniale,

✔️Presentare l’Isee, l’indicatore sintetico della situazione economica familiare che, oltre al reddito, tiene conto anche del patrimonio immobiliare e dei depositi bancari.
L’Isee dovrà essere inferiore ai 9.300 euro. Chi mentirà per ottenere il reddito di cittadinanza, potrebbe rischiare fino a 6 anni di prigione.

Da sottolineare, che il reddito non sarà pagato in contanti ma attraverso una carta elettronica tipo bancomat e ovviamente non dovrà essere utilizzato per spese considerate “immorali”: gioco, sigarette, alcolici. Le somme non spese a fine mese, torneranno allo Stato.

 

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