Il lavoro si cerca, non si aspetta: il “modello Pmi” nel mondo

Posted By Antonio Alivesi on Gen 28, 2019 | 0 comments


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ZONE ECONOMICHE SPECIALI? RISPONDIAMO CON “AREE DI CONFINE”

Le Commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato hanno votato con un emendamento lo “stop all’Iva nelle Zone Economiche Speciali (Zes)” istituite in Campania e Calabria. Al Nord, invece, si discute ancora di autonomia senza nulla di fatto e le imprese a ridosso del confine svizzero, chiedono altro per tenersi strette le professionalità dei loro collaboratori.
Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, in un’intervista alla Provincia di Como risponde alle Zes con il progetto “Aree di Confine”: «Un’iniziativa che al centro non mette le imprese ma i lavoratori: è a loro che pensiamo quando parliamo di un aumento dello stipendio netto in busta paga».
Con Regione Lombardia a favore del progetto, e con Confartigianato Como e Sondrio che hanno già dato la loro adesione, l’Associazione varesina procede spedita: i consensi non mancano, «le basi sono solide e abbiamo buone possibilità di successo, considerato che sin qui l’iter non si è mai interrotto», prosegue Galli. Però, per concretizzare l’impegno di Confartigianato sarà più che mai prezioso l’assist della politica.

NOVANTA MILIONI DI IMPRESE USANO FACEBOOK
Francesca Mambretti ha 29 anni e lavora a Dublino, nell’International Headquarters di Facebook. Tra i suoi compiti c’è anche quello di «fornire agli ingegneri di prodotto i feedback ricevuti dagli imprenditori, in modo tale da studiare soluzioni che vadano incontro alle loro esigenze». In tutto il mondo, 90 milioni di imprese usano Facebook: una pagina su questo social è ormai considerata un biglietto da visita. Poi si passa ad utilizzare Instagram, Messenger e Whatsapp anche come canale pubblicitario: «Ogni giorno, su Instagram, 400 milioni di utenti utilizzano la funzione “Storie”, e una Storia su 3 delle più viste è di un’azienda». Secondo i dati del Morning Consult Economic Impact Research, il 47% delle imprese che ha iniziato ad usare Facebook e Instagram ha assunto più collaboratori per affrontare la crescita della domanda, mentre il 44% dichiara che la piattaforma permette di vendere all’estero. Inoltre: l’88% dei 31 milioni di italiani presenti su Facebook è collegato alla pagina di una Pmi italiana, e per il 62% di queste aziende questo social aiuta ad attrarre nuovi clienti.

VENDERE ALL’ESTERO E’ FONDAMENTALE, MA DOVE?
Lo dice al Corriere della Sera Alessandro Decio, amministratore delegato di Sace, società che fa capo a Cassa depositi e prestiti e che favorisce le imprese nelle loro attività di internazionalizzazione. Dove si andrà nel 2019? Innanzitutto in Brasile: si stima che nel 2019-2021 l’export italiano in questo Paese crescerà del 5,9%. A seguire, l’India: aumento dell’export nei prossimi tre anni, stimato in un 6,7%. Inoltre «c’è un piano di sviluppo governativo Make in India che punta a far diventare il Paese un vero snodo manifatturiero asiatico con aperture interessanti su automotive, meccanica strumentale, trasformazione alimentare, energia, telecomunicazione. Tra i Paesi più gettonati c’è, però, anche l’Africa subsahariana: in tre anni, la posizione dell’Italia in portafoglio è raddoppiata. Le uniche “frenate” si avranno con gli Stati Uniti e con la Cina: le tensioni internazionali, insegnano. Però si crede nel rimbalzo della Turchia, soprattutto dopo «la stabilizzazione della valuta locale». Perché scommettere sempre sull’export? «Perché dal 2010 al 2017, dopo la crisi, è stato l’unico traino della crescita della nostra economia ed è salito del 6,4% mentre consumi privati, investimenti e spesa pubblica calavano. Bisogna concentrarsi su questo».

IL LAVORO CHE C’È, CI INTERESSA?
Cosa sarà il Reddito di cittadinanza: norma «antidivano» o ennesimo sussidio? Cristiano Gori, docente a Trento e ideatore dell’Alleanza contro la povertà, afferma che «il Reddito di cittadinanza è congegnato in modo che si possa distribuire rapidamente il maggior numero possibile di contributi economici, anche in assenza di inserimento lavorativo. Perché accettare, o meno, una delle tre offerte di lavoro previste dallo strumento è facoltativo». I posti di lavoro, in Italia, non mancano ma molti restano vuoti. Il Reddito di cittadinanza indurrà migliaia di aspiranti a un posto di lavoro di qualità a studiare di più o ad aspettare una proposta “congrua”?, si chiede il Corriere della Sera. Risposta: «Il lavoro si cerca, non si aspetta». Da qui al 2023 si stima un fabbisogno di milioni di posti di lavoro, «in gran parte frutto della rivoluzione digitale e dei cosiddetti green jobs. Un lavoro su tre sarà high skills. Solo uno su cinque sarà di bassa qualificazione». E si tratta di posizioni aperte a chiunque. Al di là del Reddito di cittadinanza, basta solo un po’ di buona volontà.

ORA VI SPIEGO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Pasquale Tridico, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, sostiene che l’approccio «lavorista del Reddito di cittadinanza porterà nel mercato del lavoro anche un gran numero di inattivi, tra cui moltissimi giovani Neet». D’altronde il Reddito di cittadinanza prevede formazione, condizionalità e incentivi alle imprese, e agli enti di formazione accreditati, proprio per facilitare il reinserimento nel mercato del lavoro attraverso un Patto per il Lavoro o un Patto per la Formazione. Gli incentivi andranno sia alle imprese che ai Centri di formazione: le prime se assumeranno un beneficiario del Reddito a tempo indeterminato (esonero contributivo pari alla differenza tra 18 mesi e i mesi usufruiti); i secondi, se il beneficiario otterrà un lavoro coerente con il profilo formativo (metà dell’esonero contributivo pari a 18 mesi meno i mesi già usufruiti). Ma Tridico parla anche di un «doppio bonus per le imprese. Nel caso in cui il datore di lavoro abbia esaurito gli esoneri contributivi in forza degli sgravi previsti nella scorsa legge di bilancio per le imprese del Sud, gli incentivi contributivi previsti nel Reddito di cittadinanza si trasformano in credito di imposta».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ZONE ECONOMICHE SPECIALI? RISPONDIAMO CON “AREE DI CONFINE”
Le Commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato hanno votato con un emendamento lo “stop all’Iva nelle Zone Economiche Speciali (Zes)” istituite in Campania e Calabria. Al Nord, invece, si discute ancora di autonomia senza nulla di fatto e le imprese a ridosso del confine svizzero, chiedono altro per tenersi strette le professionalità dei loro collaboratori.
Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, in un’intervista alla Provincia di Como risponde alle Zes con il progetto “Aree di Confine”: «Un’iniziativa che al centro non mette le imprese ma i lavoratori: è a loro che pensiamo quando parliamo di un aumento dello stipendio netto in busta paga».
Con Regione Lombardia a favore del progetto, e con Confartigianato Como e Sondrio che hanno già dato la loro adesione, l’Associazione varesina procede spedita: i consensi non mancano, «le basi sono solide e abbiamo buone possibilità di successo, considerato che sin qui l’iter non si è mai interrotto», prosegue Galli. Però, per concretizzare l’impegno di Confartigianato sarà più che mai prezioso l’assist della politica.

NOVANTA MILIONI DI IMPRESE USANO FACEBOOK
Francesca Mambretti ha 29 anni e lavora a Dublino, nell’International Headquarters di Facebook. Tra i suoi compiti c’è anche quello di «fornire agli ingegneri di prodotto i feedback ricevuti dagli imprenditori, in modo tale da studiare soluzioni che vadano incontro alle loro esigenze». In tutto il mondo, 90 milioni di imprese usano Facebook: una pagina su questo social è ormai considerata un biglietto da visita. Poi si passa ad utilizzare Instagram, Messenger e Whatsapp anche come canale pubblicitario: «Ogni giorno, su Instagram, 400 milioni di utenti utilizzano la funzione “Storie”, e una Storia su 3 delle più viste è di un’azienda». Secondo i dati del Morning Consult Economic Impact Research, il 47% delle imprese che ha iniziato ad usare Facebook e Instagram ha assunto più collaboratori per affrontare la crescita della domanda, mentre il 44% dichiara che la piattaforma permette di vendere all’estero. Inoltre: l’88% dei 31 milioni di italiani presenti su Facebook è collegato alla pagina di una Pmi italiana, e per il 62% di queste aziende questo social aiuta ad attrarre nuovi clienti.

VENDERE ALL’ESTERO E’ FONDAMENTALE, MA DOVE?
Lo dice al Corriere della Sera Alessandro Decio, amministratore delegato di Sace, società che fa capo a Cassa depositi e prestiti e che favorisce le imprese nelle loro attività di internazionalizzazione. Dove si andrà nel 2019? Innanzitutto in Brasile: si stima che nel 2019-2021 l’export italiano in questo Paese crescerà del 5,9%. A seguire, l’India: aumento dell’export nei prossimi tre anni, stimato in un 6,7%. Inoltre «c’è un piano di sviluppo governativo Make in India che punta a far diventare il Paese un vero snodo manifatturiero asiatico con aperture interessanti su automotive, meccanica strumentale, trasformazione alimentare, energia, telecomunicazione. Tra i Paesi più gettonati c’è, però, anche l’Africa subsahariana: in tre anni, la posizione dell’Italia in portafoglio è raddoppiata. Le uniche “frenate” si avranno con gli Stati Uniti e con la Cina: le tensioni internazionali, insegnano. Però si crede nel rimbalzo della Turchia, soprattutto dopo «la stabilizzazione della valuta locale». Perché scommettere sempre sull’export? «Perché dal 2010 al 2017, dopo la crisi, è stato l’unico traino della crescita della nostra economia ed è salito del 6,4% mentre consumi privati, investimenti e spesa pubblica calavano. Bisogna concentrarsi su questo».

IL LAVORO CHE C’È, CI INTERESSA?
Cosa sarà il Reddito di cittadinanza: norma «antidivano» o ennesimo sussidio? Cristiano Gori, docente a Trento e ideatore dell’Alleanza contro la povertà, afferma che «il Reddito di cittadinanza è congegnato in modo che si possa distribuire rapidamente il maggior numero possibile di contributi economici, anche in assenza di inserimento lavorativo. Perché accettare, o meno, una delle tre offerte di lavoro previste dallo strumento è facoltativo». I posti di lavoro, in Italia, non mancano ma molti restano vuoti. Il Reddito di cittadinanza indurrà migliaia di aspiranti a un posto di lavoro di qualità a studiare di più o ad aspettare una proposta “congrua”?, si chiede il Corriere della Sera. Risposta: «Il lavoro si cerca, non si aspetta». Da qui al 2023 si stima un fabbisogno di milioni di posti di lavoro, «in gran parte frutto della rivoluzione digitale e dei cosiddetti green jobs. Un lavoro su tre sarà high skills. Solo uno su cinque sarà di bassa qualificazione». E si tratta di posizioni aperte a chiunque. Al di là del Reddito di cittadinanza, basta solo un po’ di buona volontà.

ORA VI SPIEGO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Pasquale Tridico, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, sostiene che l’approccio «lavorista del Reddito di cittadinanza porterà nel mercato del lavoro anche un gran numero di inattivi, tra cui moltissimi giovani Neet». D’altronde il Reddito di cittadinanza prevede formazione, condizionalità e incentivi alle imprese, e agli enti di formazione accreditati, proprio per facilitare il reinserimento nel mercato del lavoro attraverso un Patto per il Lavoro o un Patto per la Formazione. Gli incentivi andranno sia alle imprese che ai Centri di formazione: le prime se assumeranno un beneficiario del Reddito a tempo indeterminato (esonero contributivo pari alla differenza tra 18 mesi e i mesi usufruiti); i secondi, se il beneficiario otterrà un lavoro coerente con il profilo formativo (metà dell’esonero contributivo pari a 18 mesi meno i mesi già usufruiti). Ma Tridico parla anche di un «doppio bonus per le imprese. Nel caso in cui il datore di lavoro abbia esaurito gli esoneri contributivi in forza degli sgravi previsti nella scorsa legge di bilancio per le imprese del Sud, gli incentivi contributivi previsti nel Reddito di cittadinanza si trasformano in credito di imposta».

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