L’Italia messa a dura prova: il 4 maggio ripartono manifatturiero, tessile, costruzioni. Con guanti e mascherine

Posted By Daniela Montalbano on Apr 23, 2020 | 0 comments


La curva epidemiologica risalirà: lo sa Giuseppe Conte, lo sanno i virologi, lo sanno gli esperti della task force coordinata da Vittorio Colao. Eppure, bisogna ripartire. Perché l’Italia sta già pagando un prezzo economico troppo alto, e perché il Paese non resisterebbe ancora di fronte all’allungamento dei tempi del lockdown: “Per il tessuto sociale sarebbe troppo”, ha dichiarato il premier. Così, il 4 maggio si riparte ma in condizioni di massima sicurezza. Ha sottolineato Conte alla stampa: “Se allentassimo le misure in modo indiscriminato saremmo degli irresponsabili”. Con l’aiuto di Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa vediamo quanto è stato anticipato dal documento espresso dalla task force e sul quale sta ragionando Conte.

La road map della ripartenza graduale

  • 27 aprile: alcune attività produttive potranno riaprire i cancelli ma solo se dimostreranno di poter garantire la massima sicurezza ai propri dipendenti. Tra i settori, quelli delle macchine agricole e industriali
  • 4 maggio: semaforo verde per le aziende del manifatturiero, delle costruzioni e qualche attività commerciale collegata. Si parla di circa 2,8 milioni di persone che torneranno al lavoro. Ancora chiusi, invece, negozi, bar e ristoranti
  • Estate 2020: entro l’inizio dell’estate dovrebbero allentarsi tutte le restrizioni. Bar e ristoranti dovrebbero riaprire nell’ultima metà di maggio. Poi i cinema all’aperto, ma sempre distanziati
  • Fine anno: è probabile si ritorni alla normalità, seppur con una “gestione flessibile” perché pronti a bloccare una eventuale ripresa del contagio
  • No agli spostamenti da una Regione all’altra: i trasferimenti tra Comuni della stessa regione saranno consentiti già dal 4 maggio, mentre non sarà per ora consentito, se non per casi urgenti o motivi di lavoro, spostarsi da regione a regione. Non è ancora deciso quando si potrà andare nelle seconde case. Per spostarsi, comunque, sarà ancora necessaria l’autocertificazione.

I 3 requisiti per la riapertura

  • Curva dei contagi stabile o in miglioramento
  • Una rete ospedaliera adeguata per reagire allo scoppio di nuovi focolai
  • Disponibilità di mascherine e degli altri Dispositivi di protezione individuale che, per questo primo step, sono sufficienti.

Se una di queste condizioni verrà meno, scatterà nuovamente il lockdown su specifiche aree del territorio, in aziende o enti. Insomma, una “normalità sospesa”.

Le aziende – Il 4 maggio, secondo una lista dei settori decisa sulla base delle mappe Inail che comprende quelle a basso o medio-basso rischio, potranno ripartire subito le imprese del comparto dell’estrazione mineraria, del manifatturiero, del tessile, delle costruzioni, del settore immobiliare, dei noleggi e servizi di supporto alle imprese e servizi collegati. Però si parla anche di altri comparti come il commercio all’ingrosso. La cifra complessiva dei lavoratori interessati è di 2,8 milioni, esclusi coloro che continueranno ad operare in smart working o resteranno a casa per motivi di salute. Questo numero, però, non comprende i lavoratori di quelle imprese che sono già attive – 125mila – con il silenzio assenso dei Prefetti. Potranno riaprire il 27 aprile quelle attività che sono già in linea con i protocolli di sicurezza. Le deroghe saranno concesse dai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico. Le postazioni per chi svolge l’attività in ufficio dovranno essere distanziate, i turni di entrata e uscita in azienda dovranno essere scaglionati (per chi non può fare smart working) e all’ingresso bisognerà misurarsi la febbre.

Parrucchieri ed estetica – Le attività dovranno seguire rigide regole per la pulizia e la sterilizzazione degli strumenti, oltre alle protezioni per personale e clienti. Il rapporto all’interno dei locali dovrà essere di uno a uno tra chi lavora e chi usufruisce del servizio/trattamento. Probabilmente, parrucchieri ed estetiste riapriranno l’11 maggio.

I negozi, i bar e i ristoranti – Molte le difficoltà legate alla ripartenza, il 4 maggio, di alcune imprese del comparto del commercio come abbigliamento e scarpe. Il grande ostacolo, oltre al distanziamento dei clienti, è quello della sanificazione degli abiti, che impone l’acquisto di nuovi macchinari. Altre attività commerciali al dettaglio, su spazi ampi e con le garanzie di protezione individuale e distanziamento, potrebbero invece alzare le saracinesche il 4 maggio. Altri negozi potranno aprire l’11 o il 18 maggio. E dopo questa data sarà la volta di bar e ristoranti. Però in questi locali il distanziamento tra i tavoli dovrà essere di almeno due metri e, per evitare ogni rischio di contatto, la capienza dovrà essere dimezzata. Si potrà anticipare la riapertura, forse, solo per la vendita di prodotti da asporto. Restano chiusi i centri commerciali e i mercati rionali.

Andiamo a fare due passi, ma lo sport all’aperto? – Una passeggiata la si potrà fare anche non in prossimità della propria casa, ma sempre mantenendo le distanze. I sindaci, invece, decideranno quando e come riaprire parchi, ville e giardini. Dal 4 maggio ci si potrà allenare da soli, fare jogging e sport all’aperto. In questi ultimi casi, però, la distanza sale ad almeno due metri. Anche i professionisti potranno fare ritorno nei centri: per allenarsi da soli oppure, se si rispetta il distanziamento, con un preparatore.

La ricreazione – Qui c’è la massima chiarezza, perché tutte le attività di aggregazione sono ancora interdette. Quindi, divieto prolungato per circoli ricreativi, teatri, cinema, discoteche e tutte le attività culturali e di svago. Per quanto riguarda il turismo, ancora nulla di deciso.

Nuovo lockdown nei territori con nuovi contagi – E’ l’unico modo per difendersi dalla ripresa del virus: la fase delle riaperture non sarà irreversibile. Le Regioni, infatti, dovranno monitorare quotidianamente i parametri sanitari chiave.

Mascherine e altro – Nella relazione di Colao, di mascherine non se ne parla. Ma è normale pensare che il loro utilizzo sarà raccomandato almeno al 15% di lavoratori dei settori in ripartenza e che si servono dei mezzi pubblici come bus e metropolitane. Il documento della task force rimanda, comunque, a quei protocolli di sicurezza e aziendali che impongono l’uso dei dispositivi individuali di sicurezza. Secondo le stime, al giorno servirebbe un numero di mascherine che va tra i quattro e i sette milioni.